Il volontariato penitenziario ha una lunga storia. Quando parliamo di volontariato penitenziario intendiamo il volontariato intramuraraio, anche se le nostre associazioni operano anche all’esterno del carcere per offrire degli spazi di reinserimento sociale e lavorativo ai detenuti o ex detenuti.
Ma qual è il senso di un impegno all’interno delle mura in favore dei detenuti? Qual è la funzione che la legge ha previsto per il volontario? La presenza del volontariato in carcere è prevista dagli artt. 17 e 78 dell’Ordinamento Penitenziario (L. 354/75) e specificata dagli artt. 68 e 120 del D.P.R. 320/2000, cd. “Regolamento sull’Ordinamento Penitenziario”. Questi articoli disciplinano la partecipazione di assistenti volontari alle attività che hanno come “finalità il reinserimento sociale dei condannati e degli internati e all’opera rivolta al sostegno morale dei detenuti e degli internati e al futuro reinserimento nella vita sociale” (art. 78).
Il volontariato passa, quindi, da un ruolo grettamente assistenziale ad un ruolo più attivo: gli viene riconosciuto il compito di cooperare al reinserimento sociale previsto dall’ art. 27 della Costituzione, un ruolo che non è di supplenza e neppure di sostegno a ciò che non funziona nel sistema carcerario. Il volontariato penitenziario viene così ad agire in un’ottica più ampia e finalizzata che si colloca nella linea legislativa, che riconosce al volontariato organizzato un ruolo attivo di partecipazione e stimolo alle Istituzioni e agli Enti Pubblici, un ruolo politico, dunque.
Considerate le potenzialità del volontariato penitenziario nel quadro più ampio del volontariato, occorre considerare nella pratica quali sono le funzioni che esso svolge operando all’interno del carcere e come esse debbano essere svolte.
Ci sembra che, in sintesi, si possa dire che il volontario svolge il compito di:
– instaurare un rapporto col detenuto che miri non solo a fornirgli un sostegno (anche) morale immediato, ma che lo aiuti anche a ricucire lo strappo con la società, che si è creato con il reato e poi con la reclusione;
– fare da ponte fra interno ed esterno del carcere rompendo la separatezza che caratterizza la vita carceraria con lo scopo di preparare il detenuto al reinserimento alla fine della pena. Per fare questo il volontario collabora, per legge, con le varie figure operanti negli Istituti Penitenziari sotto il controllo del Direttore: ma occorre che esso mantenga sempre la propria autonomia nei confronti degli operatori penitenziari, pur nel rispetto dei regolamenti, del ruolo e delle persone che lavorano nel carcere. Il rapporto fra detenuti e volontari trae gran parte della sua forza proprio da questa sua autonomia; è questa terzietà che gli permette di vedere e giudicare quello che non va e portare avanti proposte e suggerimenti a tutela dei soggetti più deboli.
Per svolgere la sua attività è molto importante che il volontario, oltre a una forte motivazione, possegga una solida formazione, che gli permetta di affrontare situazioni particolarmente difficili dal punto di vista relazionale (detenuti e personale penitenziario), una buona conoscenza dei concetti base legati alla terminologia giudiziaria, una buona capacità di porsi in rete con altri soggetti: innanzitutto con i volontari della sua e di altre associazioni che operano in carcere e poi con enti, associazioni specializzate che operano all’esterno;
– promuovere il reinserimento sociale dei detenuti anche attraverso la sensibilizzazione dell’’opinione pubblica. Rispetto a tale tema, le funzioni essenziali del volontariato penitenziario sono: garantire, con la sua presenza, la partecipazione della comunità esterna all’interno dell’ Istituto Penitenziario e “portare fuori” dalle mura dell’ Istituto stesso i bisogni, le proposte e le riflessioni delle persone con cui ha quotidianamente a che fare e di cui conosce la realtà di vita.
È importante, quindi, che i volontari evitino atteggiamenti di chiusura sulle proprie attività, dedicandosi anche ad un lavoro informativo e divulgativo. Per questo bisogna sollecitare in modo continuo i mezzi di comunicazione. Le occasioni possono variare dall’organizzazione di iniziative culturali di interesse pubblico alla descrizione di situazioni particolari di alcuni Istituti Penitenziari. In ogni caso, l’ obiettivo è quello di creare opportunità di discussione e di favorire un confronto tra istituzione carceraria e società esterna.